il nostro staff

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martedì 3 marzo 2015

OCCHIO ALLA SCOSSA

L’elettricità è pericolosa per tutti, anche per cani e gatti, specie se hanno l’abitudine di mordere fili elettrici. Sono soprattutto i cuccioli ad avere questa imprudente mania, in tal caso meglio staccare gli elettrodomestici quando non sono in uso. Anche se i migliori amici dell’uomo non sono divoratori di fili, meglio evitare di lasciarne in giro di scoperti e di utilizzare macchinari elettrici difettosi. I copripresa non sono indispensabili come con i bimbi (che riescono a infilare le dita nei buchi), ma un eccesso di sicurezza non guasta. Nel caso la malaugurata evenienza accada comunque e Miao o Fido prendano una forte scossa, se l’animale ha ancora in bocca il filo o è in una pozza di urina prima di toccarlo bisogna staccare la corrente e togliere la spina dalla presa con un guanto di gomma. È necessario poi verificare la presenza del battito e adagiare l'animale su una coperta, mettendogli accanto una borsa d'acqua calda per mantenere il calore del suo corpo. Quindi bisogna trasportarlo subito in clinica.

LE ORECCHIE DEI CANI

Molte persone, inclusi parecchi allevatori, ritengono che le orecchie di alcune razze canine, in particolare i dobermann, debbano obbligatoriamente essere tagliate. Non solo non è vero ma da qualche anno è proibito per legge. I motivi per il taglio delle orecchie, o conchectomia, sono essenzialmente due: estetico o medico. Nel primo caso si tratta di una inutile vanità del tutto umana, dato che al cane certo non importa avere le orecchie dritte piuttosto che a penzoloni. Nel secondo, si ritiene che le orecchie integre possano favorire le otiti, ma non risultano esistere studi scientifici atti a dimostrare che con la conchectomia tali otiti diminuiscano. Quindi, lasciamo ai cani le loro belle orecchione.

ANIMALI, BAMBINI, ALLERGIE

Molti tendono ad allontanare gli animali domestici quando in casa arriva un neonato, temendo che il nascituro possa sviluppare allergie, dovute principalmente al pelo degli animali. In realtà, secondo una ricerca americana realizzata dal Department of Public Health Sciences dell’Henry Ford Hospital di Detroit, succede esattamente l’opposto. Gli studiosi hanno analizzato la vita e le allergie di 565 volontari di 18 anni, con particolare riferimento alle abitudini e alla presenza di un animale domestico nella primissima infanzia. Hanno poi eseguito esami del sangue per misurare la quantità di anticorpi agli allergeni, in particolare quelli animali. Si è evinto che il periodo più a rischio per lo sviluppo delle allergie è il primo anno di vita e che la vicinanza di un animale non lo fa aumentare, al contrario diminuire. Ne è inoltre risultato che i maschi che hanno avuto contatti con un cane nei primi mesi di vita hanno sviluppato il 50% in meno dei casi di allergie. Curiosamente, la stessa percentuale è stata riscontrata nelle femmine che hanno convissuto con gatti. In altre parole, i bambini che crescono con cani e gatti hanno meno probabilità di sviluppare allergie.

GATTI & DONNE INCINTE

Resiste, persino in alcuni ambienti medici, l’errata convinzione che la presenza di gatti risulti pericolosa per le donne incinte. Ancora oggi viene frequentemente consigliato alle gestanti di allontanare i gatti durante il periodo di gravidanza. La motivazione addotta consiste nel rischio di contrarre dai felini la toxoplasmosi, una malattia infettiva causata da un parassita intracellulare . In realtà il pericolo di contagio è assai basso e non avviene per semplice contatto. Innanzitutto bisogna verificare se il micio di casa è veramente portatore della malattia, e per questo basta un semplice esame del sangue. Se poi il gatto dovesse risultare positivo alla toxoplasmosi, con una semplice terapia e con un po’ di attenzione il rischio di contagio verrà azzerato. Inoltre, la toxoplasmosi si trasmette via oro-fecale, praticamente si devono ingerire delle feci di gatto per contrarla. Basterà quindi fare attenzione nel pulire le lettiere e lavarsi con attenzione le mani dopo averlo fatto. Nella trasmissione della toxoplasmosi, quindi, il povero gatto è quasi sempre incolpato ingiustamente. Recenti studi, infatti, indicano tra le principali fonti di infezioni (il 63%) il consumo da parte della futura mamma di carne cruda e semicruda di maiale e di agnello (prosciutto crudo, capocollo, salsicce, salumi in generale, carne salata ed essiccata, carpaccio ecc.). Altra fonte di contagio sono frutta e verdura lavate male, che possono essere state coltivate su un terreno contaminato dalle feci di animali infetti.